Descrizione
Questa lampada di sale rosa dell’Himalaya è ricavata da un blocco di sale unico. Il calore emesso dalla lampada riscalda il sale, che a sua volta rilascia ioni negativi in grado di purificare l’aria rendendo più salubre l’atmosfera circostante.
La luce arancione delle lampade, calda e soffusa, ha un effetto molto benefico a livello sia emozionale che spirituale, secondo la cromoterapia infatti, il colore arancione è rilassante e stimola la gioia di vivere.
Istruzioni per un uso corretto
- Le lampade di sale himalayano sono destinate esclusivamente all’uso interno ed in ambienti asciutti
- Si consiglia di proteggere adeguatamente la superficie d’appoggio e di accendere la lampada ogni giorno, per almeno 5 ore consecutive per far evaporare l’acqua in eccesso ed evitare il rilascio di residui di sale sulla superficie di appoggio con il rischio di danneggiarla
- Pulire la lampada con un panno asciutto senza l’ausidio di detergenti
Avvertenze
- Non bagnare la lampada di sale
- Non maneggiare la lampada di sale e le parti elettriche con le mani bagnate e non tenerla vicino a fonti d’acqua
- Non appoggiare la lampada su apparecchi elettrici
Note
- E’ stato accertato che accendendo una lampada di sale di medie dimensioni per 12 ore consecutive, diffonde ioni negativi in grado di restituire all’ambiente circostante il giusto equilibrio elettromagnetico, favorendo così concentrazione e benessere.
I risultati possono variare da soggetto a soggetto e non sono garantiti. - Forma, altezza e colore della lampada possono variare
Fiore della vita
Nella sua forma più semplice il “Fiore della Vita”, chiamato anche “Sesto giorno della Genesi” poiché ottenuto dalla rotazione di sei cerchi o sfere, corrispondenti ognuna ad un giorno della Creazione, rappresenta la struttura interna del Creato ed il suo completamento.
Era conosciuto, ad esempio, dai primi cristiani copti, che lo incisero sulle pareti del tempio di Ibis, a El Kharga o nelle mura dell’Osireion di Abydo; dagli Etruschi, raffigurato sullo scudo di un guerriero in un bassorilievo nelle rovine di Vetulonia; dai Cinesi, nell’ex dimora dell’Imperatore, inciso sotto le zampe di un leone solare; dagli Ebrei, che lo raffigurarono all’interno del Tempio di Gerusalemme e lo incidevano sugli ossari e sulle lapidi commemorative.
Presso gli antichi Celti veniva interpretato come simbolo in movimento e quindi rappresentava la potenza vivificatrice e generatrice del Sole: l’astro trasmetterebbe al segno il suo potere guaritore e protettivo. Propizierebbe, inoltre, una nascita e una vita fortunate: non sembra un caso, dunque, che questo simbolo lo si trovi molto frequentemente in luoghi bisognosi di protezione e di difesa, quali le serrature e le culle dei neonati.
Il fatto di essere riferito al numero 6, che simboleggia la Creazione, lo accomuna alla “Ruota della Vita” a sei raggi, che simboleggia l’alternarsi delle stagioni e delle vicende umane, e all’ “Esagramma” che, come il Fiore della Vita, è inscrivibile all’interno di una struttura perfettamente esagonale.
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